Le regole del te e dell’amore by Roberta Marasco

Le regole del te e dell’amore by Roberta Marasco

autore:Roberta Marasco
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788867023103
editore: Tre60
pubblicato: 2016-09-07T16:00:00+00:00


24

EARL GREY

Celeberrimo tè aromatizzato al bergamotto, che prende il nome dal conte di Grey, eletto primo ministro britannico nel 1830. Fra le tante leggende che accompagnano l’origine della bevanda, una vuole che l’olio di bergamotto servisse a nascondere il gusto calcareo dell’acqua della residenza di Lord Grey e che lo preparasse appositamente per lui un mandarino cinese. Ha un profumo intenso, inconfondibile.

Elisa non ci mise molto a girare il borgo, dopo aver lasciato la Casa delle Camelie. Era davvero una manciata di vie che si incrociavano nei modi più impensati, formando gli angoli più strani, e che finivano sempre misteriosamente col riportarti dov’eri appena passata. Passò sotto archi così bassi e stretti che sembravano usciti da un racconto di fate, arrancò su per una lunghissima scalinata ripida solo per scoprire alla fine che portava all’ingresso di una casa e in qualche momento si trovò a trattenere il fiato, dopo aver svoltato un angolo, per la bellezza del panorama che le si spalancava davanti all’improvviso.

All’inizio la snervava non riuscire a seguire un percorso chiaro e non sapere mai dove stava andando. Si sforzava di tenere a mente i punti da cui era già passata e ogni tanto si fermava e si guardava alle spalle, fra i sentieri acciottolati scaldati dal sole, per memorizzare il percorso. Ma dopo un po’ fu costretta ad arrendersi e decise di girare a caso, lasciandosi guidare dal borgo e dai propri passi, senza altra preoccupazione che quella di sbirciare negli angoli più bui, curiosare fra le ombre dei vicoli e lasciarsi sorprendere. Continuava a non trovare Roccamori affascinante e romantica come aveva sperato, e un po’ più cupa di quel che credeva, ma a poco a poco, in qualche modo, il borgo la conquistò, le infuse una strana calma e la sensazione, assurda ma appagante, di essere sempre e comunque nel posto giusto.

Il fascino di Roccamori sembrava dimenticato da tempo, sepolto sotto una patina di noia o di malinconia. Rispetto ad altri borghi simili, sembrava quasi che si vergognasse della propria bellezza e della propria magia, che avesse cercato di cancellarla; dove altri la valorizzavano, con vasi di fiori colorati, vecchie insegne e infissi dipinti, Roccamori lasciava che fosse il turista a cercarla, se proprio ci teneva, nella sobrietà delle facciate, nelle piazze spoglie o nei punti panoramici sparsi per il borgo e non segnalati.

Fu quindi per puro caso che si ritrovò a passare davanti a una vetrina impolverata, con un cesto di vimini vuoto dall’aria abbandonata e sopra un’insegna marrone che recitava Panetteria in caratteri antiquati e svolazzanti.

Si guardò intorno e poco più avanti vide una sporgenza aggettante, in bilico sopra lo strapiombo di pietra che separava il borgo dalla valle. Sembrava un corpo estraneo al resto del paese, una sorta di bubbone cresciuto sul fianco, che lo costringeva suo malgrado a entrare in contatto con il resto del mondo. Come terrazza del telefono sarebbe stata perfetta.

Elisa vi si diresse, tirò fuori il cellulare e vide che, effettivamente, sulla terrazza c’era campo. Incuriosita, scese dalla terrazza e le tacche svanirono.



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